Testo di Claudia Farina
Shanxi
Tre religioni nello stesso tempio. In quest’epoca sembra impossibile, ma non si tratta di religioni rivelate, quanto di autentica “religo”, quel legame che tiene uniti, rispettivamente nel proprio ambito, buddisti, taoisti, confuciani sincreticamente presenti nel Tempio sospeso. Il Budda della fortuna, Lao Tze e Confucio stanno fianco a fianco ognuno sul proprio altare, con un unico grande cuscino per le preghiere in una sala scura. Eccezionale, questo monastero di 1400 anni fa – 75 chilometri a sud est della cittĂ di Datong, nella regione settentrionale dello Shanxi – sospeso su pali appoggiati alla roccia. Il peso dei visitatori stabilizza il tempio, cerca di rassicurarmi la guida (ma il legno non marcisce? Insinua perfida la vocina di dentro)…finchè l’orgoglio e la curiositĂ non vincono sui timori. La prima offerta va al Budda della fortuna, non si sa mai. Stretti pianerottoli a strapiombo e scalette da brivido fanno salire e scendere i due piani fino ad una larga finestra, set fotografico per i visitatori a mani alzate, vittoriosi sulla paura, consapevoli che gli invisibili piloni conficcati nella montagna hanno retto.
Vicino, a Yingxian, c’è un altro tempio di architettura tradizionale cinese: la Pagoda di legno – la piĂą alta e antica pagoda in legno del mondo, ricca di reliquie e di affreschi sulla pietĂ filiale confuciana – costruita nel 1056 con tecniche d’incastro delle assi, senza usare chiodi. Come per miracolo, ha resistito a sette terremoti e duecento cannonate dei giapponesi.
E’ citta fortificata Datong, giĂ capitale imperiale nel V secolo, ora pienamente industrializzata grazie ai giacimenti di carbone che la circondano. E si sente. Sull’energia fossile è prosperata – certamente in termini di Pil, non so in termini di Bil ovvero Benessere interno lordo – anche Taiyan, capitale della provincia dello Shanxi, che entusiasmò Marco Polo. Il 60% di carbone e ferro della Cina vengono da questo territorio montuoso che arriva fino al Fiume Giallo; 3 milioni sono gli abitanti in cittĂ e 36 quelli della provincia. Se i grattacieli disabitati mostrano gli esiti infausti della speculazione, la ricostruzione delle mura con pagode come torri di guardia testimoniano il rispetto verso la sua storia. Di cultura materiale e sculture sagomate con materiale fossile narra il locale Museo del carbone.
Pingyao è una meta imperdibile, a due ore da Taiyan. La città fortificata meglio conservata della Cina è percorsa da strade decorate con lanterne rosse, palazzi imperiali, vie da shopping compulsivo, guest house di tradizionale accoglienza, cerimonie d’alto impatto emotivo, patria della prima banca cinese nel 1824, ora museo Rishengchang. Lanterne rosse? Sì, proprio nella vicina, fastosa Qiao’s Family Courtyard è stato girato l’omonimo film di Zhang Yimou, con il tragico personaggio della concubina Songlian interpretato dalla bellissima Gong Li.
Da Pingyao al monte Wutai il pullman impiega cinque ore. Se non fosse per le scritte cinesi, sembra di attraversare certi tratti della pianura padana: distese di gelsi, grattacieli vuoti, serre, mais, girasoli, ciminiere, capannoni, silos ma anche vigneti. Assaggiato la sera precedente, durante lo spettacolare workshop dedicato al turismo della regione, un Cabernet Sauvignon di un produttore locale che lo chiama Chateau, a riprova che per i cinesi il must rimane il vino francese.
Altre due mete rigeneranti lo spirito, ancora nello Shanxi: il Monte Wutai e le Grotte di Yungang. Le pendici della piĂą settentrionale delle montagne buddiste sono santificate da una quarantina di templi, sopravvissuti a guerre e rivoluzioni. Bellissimo quello di Huayan, con la sala Mahavira – della meraviglia, tradotto arbitrariamente in italiano – abbellita da Bhudda, grandi vasi preziosi e un ritratto della dea Guaynin, detta Madonna cinese, che vedremo nel Tempio dei lama a Pechino in altre sembianze.
Di sapiente arte rupestre e intima religiositĂ sono espressione le Grotte di Yungang e il suo vertiginoso Budda in pietra di 17 metri.
Pechino 2050
Pechino 2 – 3 settembre 2015, un saggio di come la capitale potrebbe essere nel 2050, data entro cui, per effetto dell’accordo di Parigi, il mondo dovrebbe azzerare le emissioni di gas serra. Riconosciuto dallo stesso premier XI Jinping l’insostenibile “contenuto carbonico” dello sviluppo cinese e i suoi effetti inquinanti sul clima e la salute, anche la Cina intende fare la sua parte. Che la congiuntura economica sia entrata in una fase difficile e inquieta è testimoniato, anche qui, dal settore edilizio: fanno impressione gli edifici come scheletri disseminati ovunque, testimoni che molti cinesi non possono piĂą comprarsi casa, secondo desideri e tradizione.
Sole, luna e stelle sopra Pechino: un altro miracolo, laico, compiuto per la grande parata del 3 settembre in occasione del settantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. Fabbriche chiuse e traffico limitato da giorni: così, per poco, l’aria è tornata tersa, nessuno ha messo mascherine sul viso e i tre incensi bruciati all’entrata del Tempio dei Lama baluginavano nell’atmosfera limpida. Tre a simboleggiare le virtù universali di disciplina, concentrazione, saggezza. Ne ho fatto buona scorta, intanto di incensi. Beneaugurante l’accoglienza del Bhudda del futuro con ai lati i quattro re celesti e la scritta “Se il cuore è luminoso, apparirà il meraviglioso”. Stupisce nel padiglione Wanfu quel Budda Maitreya scolpito nel legno di sandalo alto 17 metri e altri 6 interrati sotto il pavimento. Sul retro è in mostra il buddismo tibetano con ruote del Dharma (della legge), campane, effigi, una statua a molte braccia della dea Guaynin e la spiegazione dei rituali di designazione dei lama Panchen e Dalai.
Proprio dietro l’imponente complesso buddista si diramano gli hutong, i vicoli ad alveare dove vive la gente (spesso intorno a cortili comuni), alcuni stretti altri più larghi e ombreggiati, distinti con nomi a tema ma senza numero civico:vicolo della pioggia, della terra, della felicità ; per i commerci esercitati: dei crisantemi, dei berretti, del sesamo nero; altri evocano radici ancora più antiche: della terra pulita (buddhista), dei tre che non invecchiano mai… Un mondo altro rispetto alle grandezze di viali, palazzi, piazze come la centrale Tienanmen.
Nelle giornate limpide e splendenti di quel 2-3 settembre, il complesso Tempio del Cielo – sorprendenti le cromie e le cosmologie del Tempio della preghiera per un buon raccolto, costruito nel 1420 – sorge in terra sacra dove l’imperatore svolgeva le cerimonie più importanti dell’anno, rinsaldando quel legame divino nel luogo che i geomanti di corte, esperti in feng shui, avevano scelto come punto d’incontro tra terra e cielo.